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ALCUNI ASPETTI PRATICI NELL'AMMINISTRAZIONE DELL'OFFERTA D'AMORE

Si sa che non tutti i ministri del vangelo sono impegnati a pieno tempo, cioè per una intera giornata lavorativa. Alcune comunità non raggiungono i cinquanta membri e il loro ministero, assolti gli impegni di preghiera, di studio, di celebrazione dei culti e di assistenza in genere, può disporre di un buon numero di ore da dedicare ad un lavoro cosiddetto secolare, per il mantenimento di sé e della propria famiglia. Ma vi sono comunità di centinaia di membri, riuniti in una sola località o distribuiti in varie località distanti l'una dall'altra e i loro ministri non possono certamente essere occupati anche in un lavoro secolare se non a scapito del ministero e dei fedeli. Qualunque sia la condizione economica del proprio ministro e l'impegno di esso nell'opera di Dio, tutte le comunità sono tenute a compiere il loro dovere economico nei confronti della chiesa. Gesù dice che "l'operaio è degno del suo nutrimento" e l'apostolo Paolo sostiene decisamente che "chi annuncia il vangelo viva del vangelo" (1 Corinzi 9:6-14). I ministri che riescono in parte a provvedere al loro sostentamento, siano aiutati parzialmente dalle loro comunità, ma quelli che non possono provvedere al proprio sostentamento, perché totalmente impegnati nel ministero, devono essere sostenuti dalla chiesa. Inoltre, chi può vivere con risorse proprie non pesi su quelle altrui, anche se dedito completamente al ministero. Le offerte che una comunità non indirizza al proprio ministro, perché questi non ne ha bisogno, siano devolute ad altri servi e ad altre opere benefiche. Non sarebbe malese, come nell'Antico Testamento, i ministri di Dio non possedessero redditi personali al di fuori di quelli procurati loro dalla chiesa, al fine di dipendere da Dio in ogni cosa (Numeri 18:20-24). Per tutti questi fatti amministrativi sarebbe bene che ogni comunità, ogni regione e infine la nazione stessa, avessero dei "consigli"; gruppetti di fedeli a conoscenza dei vari problemi finanziari dell'opera, allo scopo di risolverli equamente, sia quelli relativi ai ministri come quelli riguardanti le varie opere assistenziali (Atti 4:34-35; 6:1-3). Va inoltre precisato che anche i ministri di Dio hanno il dovere di offrire, come minimo, la decima di quanto ricavano dalla chiesa o ricavano da altra fonte di guadagno (Numeri 18:26-28). Anticamente gli operai del Signore consegnavano la loro decima al sommo sacerdote, ma oggi, essendo subentrato il sommo sacerdote delle nostre anime, Gesù Cristo, ad annullare le forme del sacerdozio antico, le decime e le offerte di ministri si devono fondare con tutte quelle degli altri fedeli, per gli scopi già citati, ma mai in maniera che tornino a beneficiare gli stessi offerenti.


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