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Beati

Studi Biblici

BEATI

Matteo 5:1-12 La prima parola che esce dalle labbra di Gesù in questo brano della Scrittura è una rivelazione della volontà di Dio per l'uomo: "Beato", "felice". Questo è il pensiero che il Signore medita per noi. Il fine, nel piano divino per noi, è la beatitudine. Gli uomini di ogni età sono vissuti nella ricerca della felicità e Gesù esordisce in quest'insegnamento rivelando che è soprattutto Dio a desiderare la felicità dell'umanità.
Ma come realizzare la vera felicità?

Ecco la risposta del Maestro: gli uomini hanno due concezioni riguardo a ciò che rende felici:
possedere e fare. Secondo il modo di pensare comune, possedere molto o fare qualcosa di grande sono considerati la condizione che arreca la massima felicità all'uomo. Il nostro Maestro spazza via queste opinioni ignorandole completamente. Nessuno dei Suoi "beati" considera il "possesso" o le "azioni" umane come fonte di beatitudine. Il fulcro non è il fare o l'avere, bensì l'essere; in altre parole, la felicità di un uomo dipende da ciò che egli è e non dai beni che possiede. Questi "beati" descritti da Gesù possono anche fare le esperienze più difficili della vita, ma saranno altresì in grado di cambiare le circostanze grazie al loro carattere di veri discepoli di Cristo. Il discepolo, quindi, riconosce che importanza primaria nella sua vita viene ricoperta dalla solidità del carattere cristiano, e questa ricercherà negli altri con tenerezza d'affetti, senza permettere a falsi valori di confondere la propria capacità di discernimento. Un tale insegnamento serve a modellare quei credenti che procedono in senso contrario all'andazzo del mondo e che stimano le cose con una scala di valori decisamente diversa da quella che appartiene ad un sistema avverso a Dio. Questo potrà anche significare che essere un vero discepolo di Cristo implichi persecuzione e incomprensioni; ecco che il Maestro aggiunge un "beati" nei confronti di quanti soffrono nel formare e mantenere gelosamente un casecondo l'Evangelo.


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