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A Proposito di... > La decima
I SEGNI DEL RISVEGLIO SPIRITUALE, DEL RITORNO A DIO.
Ogni risveglio spirituale verificatosi nella storia, ogni genuino ritorno alla fede in Dio è sempre stato caratterizzato, fra l'altro, dalla riscoperta e dalla fedele osservanza della Sua parola e di conseguenza da una giusta valutazione dei beni materiali, visti come mezzo e non più come fine dell'esistenza. In circostanze di risveglio, la luce della verità e dell'amore mette in fuga la tenebre dell'ipocrisia e dell'avarizia. Allora, solo allora, si considera un atto di giustizia che una parte dei beni dell'uomo debba appartenere a Dio per la Sua opera. Nell'antico popolo di Israele, il riacceso interesse per il Signore conduceva all'ubbedienza della Sua legge e pertanto al ripristino delle decime e delle offerte. Molto significativa è l'opera compiuta dal re Ezechia per la riabilitazione di Israele: essa iniziò con una indispensabile purificazione del tempio e si concluse con il ristabilimento delle decime (2 Cronache 31:4-7). Noi oggi siamo testimoni di una opera migliore; Cristo è venuto a purificare non solo il tempio di Gerusalemme, ridotto allora ad una casa di mercato, ma ha purificato il nostro cuore e ha fatto della nostra persona il tempio dello Spirito Santo. Ora, lo Spirito Santo, che abita in voi, cosa vi suggerisce a proposito della decima? Si dimostra contrario? La vuole annullare? Ne siete proprio sicuri? Se sotto il Vecchio Testamento un cuore risvegliato alla fede sentiva il dovere e la gioia di offrire almeno la decima per la causa dell'Eterno, cosa non dovrebbe fare oggi un cristiano nato di nuovo! Molti credenti vorrebbero trattare e risolvere il dovere economico cristiano unicamente sul piano delle libere offerte, cioè di un'entità di denaro non precisata come invece lo è la decima. Con tutta probabilità è perchè vogliono mantenersi al di sotto di essa, perciò si deve ribadire che la decima è il primo passo da fare, del dare, secondo Iddio. Ma passiamo a considerare come l'antico Israele fosse decisamente più generoso di quanto possiamo immaginare e superasse di molto e in più occasioni la misura della decima. Mentre a noi, gente felice di aver conosciuto cristo, sembra di abbondare nelle nostre offerte, è sempre motivo di stupore lo lo slancio con cui Israele rispondeva all'appello del Suo Dio, pertanto per la costruzione del Tabernacolo oltre alle decime, anche ricche offerte votive e volontarie (Deuteronomio 12:6; Esodo 35:5,21,29). Quelle offerte, benchè ordinate da Dio, lasciavano libero il credente di stabilire la misura. La strabiliante testimonianza di quale fosse la misura decisa l'abbiamo in Esodo 36:6-7. Qui si dimostra di cosa sia capace un cuore veramente trasformato e governato da Dio. L'appello era per l'edificazione del santuario e così, tutte le mattine, incessantemente, il popolo portava le sue offerte, tanto che i capi furono costretti a dare una stranissima disposizione: "Allora Mosè diede quest'ordine, che fu bandito per l'accampamento: «Né uomo né donna faccia più alcuna opera come offerta per il santuario». Così si impedì al popolo di portare altro; poiché la roba già pronta bastava a fare tutto il lavoro, e ve n'era di avanzo". Si è mai udito ai nostri giorni un fatto simile? Si è mai dovuto dire ai credenti delle nostre comunità di sospendere le loro offerte alle opere missionarie e alle varie istituzioni benefiche, per eccesso di donazione? Noi ci vantiamo e gioiamo di vivere nella libertà, nella grazia e nella spiritualità del Nuovo Testamento. Ma una vera, particolare dispensazione di grazia, qualora ci avesse toccati, non dovrebbe essere corrisposta da un amore del tutto particolare, da una particolare liberalità? Abbiamo ragione di temere che molti cristiani pensino di poter consacrare a Dio la loro vita escludendone però il loro denaro. Il Signore ci liberi dall'avarizia, dall'angoscia dell'esistenza terrena e da calcoli meschini. Nessuno può beffare Iddio. Dio sa che tu puoi offrire, altrimenti non avrebbe osato proporti una sua misura circa le offerte. Ognuno raccoglierà quel che avrà seminato. "Date e vi sarà dato!". Queste parole sono di una persona degna di fiducia? Si tratta di Gesù. Questo scritto non vuole violentare la volontà e la libertà dei cristiani; qui non si vuole costringere ad offrire la decima, ma si vorrebbe far capire che è doveroso e possibile offrirla trasformandola in un atto d'amore cristiano. Sarebbe puerile ed ignobile ricorrere alle minacce per convincere i cuori ad aprirsi al consiglio di Dio, comunque l'esperienza insegna che chi vuole sfuggire al governo di Dio, finisce sempre col passare sotto al governo di qualche altro re che con tutta probabilità lo spoglierà di tutti i suoi beni (1 Samuele 8:5-20). Il lavoro o gli affari dell'avaro non danno felicità, le sue malattie ingrassano i medici, se mai l'avesse posseduta e infine risulterà che il denaro, speso in detti guai, supererà di molto quello della giusta offerta rifiutata a Dio. Situazioni analoghe alla vicenda del figliuol prodigo, a quella del ricco stolto o del giovane ricco, provato da Gesù, e a quella di Giuda Iscariota, perduto dietro a trenta denari, sono sempre ripetibili nel nostro tempo. Bisogna vegliare su sè stessi! " Chi vorrà salvare la vita sua la perderà... Che giova all'uomo se dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua?". Questo "guadagnare tutto il mondo" non è un fatto riguardante solo i ricchi; ogni uomo ha il suo "mondo", un suo grado di ricchezza per cui sarebbe anche pronto a ripudiare Dio. Qualunque sia il grado di ricchezza, il cristiano deve sapere e credere che è vano tesoreggiare per sè stessi e che, qualunque sia il grado e il tipo di ricchezza, si deve essere ricchi "in vista di Dio". Questa possibilità è data solo a chi crede. Sia chi guadagna forti somme di denaro, sia chi ne guadagna di minime, tutti sono nella possibilità di offrire per l'opera di Dio almeno il minimo, ossia la decima, divenendo così amministratori di Dio , dei suoi beni; "ricchi in vista di Dio" (Luca 12:15-21). La parabola del ricco stolto non si riferisce a beni spirituali, bensì a beni materiali, pertanto è chiaro che quell' "essere ricchi in vista di Dio" concerne ricchezze materiali e non spirituali. E' vero che dobbiamo essere ricchi di virtù più che di denaro, ma nella parabola citata si tratta proprio di denaro, amministrato in modo che Dio non ne sia escluso (1 Timoteo 6:17-19).