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Rapporto personale

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RAPPORTO PERSONALE


L' Iddio della Bibbia è un Dio personale.

In tutta la Bibbia è spiegato ben chiaro che per prima cosa Dio tratta con noi in base a quello che Egli è; in secondo luogo in base alla nostra natura.
Dando per certo che Dio è infinito, vuole avere con noi un rapporto personale, come se ognuno fosse l'unico uomo esistente. Per questo Dio può comunicare con noi personalmente: Egli è infinito.

Dio si differenzia dagli dei che l'uomo si costruisce. Dio ha un carattere e questo carattere è la legge dell'universo, totale e completa. Quando l'uomo pecca, infrange questa legge ed avendola infranta, è colpevole e Dio deve trattare con noi su un rapporto propriamente legale. Pertanto, poichè siamo peccatori, prima di accostarci dobbiamo essere giustificati.

Il rapporto con Dio non è qualcosa di meccanico. Naturalmente c'è una distinzione da non dimenticare, e cioè che Egli è il Creatore e noi le creature; perciò in tutti i nostri pensieri e nelle nostre azioni, nei riguardi di Dio, dobbiamo tener presente il rapporto creatura-Creatore.
Il comandamento è amare Dio con tutto il cuore, l' anima e la mente. Nulla può soddisfarlo più del nostro amore: sembra incredibile ma è vero. L' uomo è stato creato per avere una comunione personale con Dio e per amarlo.

In modo esplicito la Bibbia divide l' umanità in due classi, soltanto due:
coloro che hanno accettato Cristo come personale Salvatore e sono perciò cristiani e coloro che che non l' hanno accettato.

La vera tragedia dell'uomo è questa: non si sente all' altezza e non c'è nessuno che gli risponda. E quindi ogni uomo, all' interno di sé stesso, è rinchiuso nella propria solitudine, come in un enorme labirinto. Tutto ciò non solo conduce ai problemi psicologici, ma distrugge il rapporto con gli altri.

Il guaio, nelle relazioni umane, è che l'uomo senza Dio non riconosce che tutti hanno peccato e perciò si fida troppo dei rapporti personali, che poi si spezzano.

Nessun rapporto amoroso tra uomo e donna si è mai rivelato così grande da poter sopportare e sostenere tutto. Si romperà sotto i piedi. E quando gli orli cominciano a scucirsi, la relazione è già finita. Ma se ci sentiamo creature alla presenza di Dio infinito ed i rapporti umani sono fra eguali, possiamo trarre da questi ultimi ciò che Dio intende possano darci. Ma dobbiamo innanzi tutto ammettere che nessuna relazione umana alla fine si rivelerà sufficiente.
Il rapporto veramente completo deve essere con Dio stesso.

Però in quanto peccatori, riconoscendo che non siamo perfetti, non dobbiamo gettar via i rapporti umani, compreso quello del matrimonio e quello dei credenti all'interno della chiesa, soltanto perchè la perfezione non esiste.

Quando due credenti scoprono che il loro rapporto si trova bloccato, hanno possibilità di portare insieme le loro mancanze a Cristo, di rialzarsi e riprendere il cammino. Pensiamo cosa vuol dire tutto questo, in pratica, nel campo delle relazioni umane, nel matrimonio, nella Chiesa, fra genitori e figli, tra datore di lavoro e dipendente.

Il cristiano deve essere la dimostrazione dell'esistenza di Dio. Se nell'atteggiamento verso gli altri non dimostriamo che prendiamo sul serio il rapporto da persona a persona, faremo meglio a starcene zitti.

La dimostrazione è necessaria; siamo chiamati a questo: far sapere che esiste la realtà del rapporto personale e che non si tratta di mere parole. Non è sbagliato sentirsi a posto, ma è sbagliato assumere un atteggiamento errato per il fatto di essere nel giusto, e dimenticare che il rapporto con i nostri simili deve essere sempre personale. Se amo una persona come me stesso, non desidererò altro che di vederla essere ciò che può essere in base all' opera di Cristo, perchè questo è quel che voglio o che dovrei volere per me sul fondamento dell' opera di Cristo. E, se non accadrà così, s'interromperà la mia comunione con l'uomo e anche con Dio.
Uno dei problemi degli umanisti è che essi tendono ad "amare" l'umanità come insieme, l' Uomo con la maiuscola, l' Uomo come idea, ma dimenticano l' uomo come individuo, come persona. Il Cristianesimo deve essere proprio il contrario.

Il Cristianesimo non deve amare astrattamente, ma amare l'individuo che sta davanti da persona a persona. Non dovrà essere per noi un essere senza volto, altrimenti negheremo tutto quello cui diciamo di credere.

Questo concetto comporta un prezzo; non è poca cosa, perché viviamo in un mondo decaduto e noi stessi siamo decaduti. Gli uomini del mondo moderno si domandano se la personalità è vera, se la comunicazione è vera, se ha un significato.

Quando come credente mi metto di fronte a un uomo e gli dico di perdonarmi, ciò non solo è legalmente giusto e buono davanti a Dio, ma vuol dire comunicazione vera, ad alto livello personale. In questo contesto la razza umana è umana.

Naturalmente la confessione a Dio deve sempre precedere: ciò che ci purifica è la confessione a Dio e portare la colpa al riparo del sangue di Cristo che è stato versato e non la confessione all' uomo. Dobbiamo sempre sottolinearlo, ripetutamente, perché gli uomini fanno confusione.

E quando abbiamo la certezza di vivere realmente sotto il sangue del Signore Gesù Cristo, la nostra confessione a Dio e all'uomo deve essere scoperta come lo fu la crocifissione di Cristo sul colle, sotto gli occhi dell'uomo.

Dobbiamo essere disposti a soffrire la vergogna come dolore alla luce del sole. Non basta essere d' accordo sul principio, nel trattare il rapporto personale; occorre metterlo in pratica.

Nella chiesa primitiva c'era una unità, che pur non essendo perfetta, era nondimeno una realtà presente. E leggendo nella Scrittura della compattezza dei primi cristiani e ascoltando quello che si diceva di loro, "Guardate come si amano", vediamo che questa unità era pratica e non unicamente teorica.

Quanto è bello il Cristianesimo! In primo luogo per la qualità luminosa delle sue risposte intellettuali e secondariamente a causa della bellezza delle sue risposte umane e personali.

Rapporti umani e personali non si effettuano meccanicamente, dopo che si diventa cristiani. E' necessaria una dottrina, è vero, ma nei rapporti umani deve esserci anche una pratica di questa dottrina.


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